mercoledì 25 aprile 2012

Oggi festeggio la Liberazione.

E buon 25 Aprile a tutti.

Oggi scrivo: la ricerca della perfezione

Sabato scorso, tanto per cambiare, ho fatto una bella bicchierata con due amici: Leo e Patty.
In realtà a tavola eravamo in sei: c'erano anche le pazienti compagne a farci compagnia, nonché a guidare le auto al ritorno.
La bottiglia della serata, la più attesa, è stata senza dubbio il timorasso di Walter Massa Vigneto Sterpi vendemmia 2005. Se il timorasso si può iscrivere ufficialmente tra i grandi bianchi italiani lo dobbiamo proprio a lui, Walter Massa, che negli anni '80 riscoprì questo pregiato vitigno.
La bottiglia era davvero strepitosa ma un commento mi ha colpito: tra le lodi generali Leo ad un certo punto ha detto "peccato che si pianta un po' li".
Azz, va bene che il calice traboccava profumi di rara intensità, va bene che il sorso era di una possanza e una lunghezza interminabili, però la bevibilità non era certo la sua caratteristica principale.
Come dire: un vino quasi saturante. Io forse l'ho trovato più sapido che fresco.
Attenzione: non vorrei che passasse l'idea di un vino non a posto o stanco, la bottiglia era perfetta e avrebbe potuto svilupparsi ulteriormente nel tempo.
La domanda che mi faccio è questa: quanto in un vino è giusto sacrificare la bevibilità a favore di una concentrazione e una materia così ricercata?
Detto questo Sterpi tutta la vita, comunque. Che sui formaggi si è riscattato alla grandissima.
Per la cronaca la sequenza di bottiglie cadute in battaglia è questa:

- Casa Costa Piane: prosecco Frizzante ...naturalmente (2010 credo)
- Az. agricola Rastelli: Nebbia e Sabbia, fortana metodo classico vinificato in bianco
- Terzoni: spumante metodo classico 2007 (il nome non lo ricordo ma l'azienda è a Bacedasco Alto)
- Valli Unite: San Vito 2009, timorasso
- Walter Massa: Sterpi 2005, timorasso
- Un porto twany 10 anni imbottigliato nel '99

P.S.: mi ero promesso di fotografare le bottiglie vuote la mattina, ma quando mi sono alzato l'ultima cosa che volevo vedere erano proprio le bottiglie di vino. Che sono andate buttate senza pietà ne foto.

martedì 17 aprile 2012

Oggi (beh, non proprio oggi) compro: la casa nuova!

Fermata! La casa nuova, ma nuova davvero, è stata fermata.
Grazie all'aiuto di mamma e papà che mi danno una mano tra poco più di un anno avremo una stanza in più, il terrazzino e anche il box!
Un brindisi mi sembrava il minimo...

sabato 14 aprile 2012

Oggi bevo: Setteuve vdt 2004 - Milanesi

Quando ho chiesto a Stefano Milanesi come è nato questo vino la risposta è stata: "da cinque fratture al bacino".
Erano gli inizi del nuovo millennio e Stefano si stava cimentando nell'affinamento in legno dello chardonnay. Un volo imprevisto da una scala complicò le cose...
Quando ripresosi dall'incidente tornò in cantina la botticella col vino in affinamento non c'era più: il padre, poco avvezzo alla tipica abitudine franzosa, prese il vino e lo aggiunse senza pensarci due volte al bianco d'annata, frutto di un assemblaggio di diverse uve che così diventarono sette.
Ecco, il Setteuve nacque così, un po' per sfiga e un po' per culo.
La versione testata in questi giorni da me medesimo è della vendemmia 2004 ed è l'ultima in commercio. Nel senso che se andate da Stefano in cantina per prendere il Setteuve comprerete proprio quella: le più recenti sono ancora in affinamento...
Blend di riesling, vermentino,  pinot nero vinificato in bianco, pinot rosa, cortese (passato in legno), trebbiano e chardonnay.
Nel bicchiere è oro antico, appena opalescente per la non filtratura.
Affascinano al naso le note minerali, quasi sulfuree. Ricco di sfumature e freschezza.
Poi lo bevi e la prima cosa che noti è ques'acidità che quasi non ci credi, che insieme all'alcol limitato a soli 12° lo fanno quasi sembrare magro. Complesso eppure compassato, si beve che è un piacere. La chiusura è sapidissima e dissetante.
Buono davvero.

martedì 10 aprile 2012

Oggi bevo: Dulos vdt 2009 - Milanesi

Si scrive Dulos e si legge riesling, italico nel caso.
Lo fa Stefano Milanesi a Santa Giulietta, a due passi da Casteggio in direzione Broni.
Si raccontano mirabilie di vecchie annate del Dulos, questa (il 2009) è a parer mio interlocutoria. In realtà non ho assaggiato altre bottiglie di Dulos, ma una prova dalla vasca del 2010 mi fa ben sperare.
Insomma, com'è questo vino? Riesling italico dicevamo, fa una vinificazione classica in bianco (non credo faccia macerazione) poi vien messo a riposare in botti di vetro-cemento sulla feccia nobile per circa un anno e mezzo, nessuna filtrazione e in bottiglia.
Giallo dorato, carico e luminoso, bello. Al naso convince meno, molto maturo con note di frutta secca e candita, smalto. Manca di freschezza e scatto ma non difetta in personalità, questo si.
Il sorso è pieno e potente, alcolico, l'acidità non è certo in primo piano ma non manca. C'è corrispondenza coi profumi ma in un contesto più equilibrato. Ha una dinamica tutta sua in bocca.
Sicuramente non è un vino facile, a qualcuno piacerà da matti (magari sugli erborinati...), altri lo bocceranno senza appello. Io lo promuovo con riserva.