mercoledì 29 giugno 2011

Oggi scrivo: Millebolle sul Ponte Coperto, come è andata.

Bene, è andata bene.
La bellezza del Ponte Coperto ha fatto passare in secondo piano il caldo torrido  prima del tramonto e l'attacco all'arma bianca delle zanzare poi.
La scelta di proporre solamente Spumanti Metodo Classico ha sicuramente giovato all'atmosfera festosa dell'evento, in più ha permesso a chi veramente interessato di farsi un'idea della panoramica produttiva sulle bolle dell'OP.
La prima impressione è che si stia investendo molto, sia in termini di immagine che di prodotto, nel Cruasè: neonata DOCG che prevede la sola vinificazione in rosa di pinot nero, la successiva spumantizzazione con metodo classico e una permanenza sui lieviti in bottiglia di non meno di 18 mesi (ma qualcuno mi ha detto 24, boh...). Una curiosità: la DOCG del Cruasè sembra essere l'unica al mondo con queste caratteristiche (100% P. nero in rosa).
Delle 31 aziende presenti non tutte fanno il Cruasè, altre invece si sono cimentate nella produzione di metodo classico con la nascita della DOCG, ad esempio Bellaria e Cà di Frara che conoscevo per la bontà dei loro vini fermi.
La seconda impressione è l'attenzione al prezzo: difficilmente si arriva  a spendere 15€ a bottiglia e spesso si spende meno.
Ma andiamo al sodo: ecco cosa ho bevuto:

Piccolo Bacco dei Quaroni: Cruasè 2007, non dosato 30 mesi sui lieviti: secco e affilato. Ci piace. 12€ a boccia.

Ca' del Gè: millesimato 2006 di ottima fattura al commovente prezzo di 7.50€ a bottiglia in cantina.

Bellaria: non riesco a capire cosa ho scritto sugli appunti, comunque 24 mesi in bottiglia e 15€ a boccia.

Monsupello: conferma la bontà di tutta la batteria proposta, vini potenti e strutturati che vogliono stare in tavola. A me me piacciono. In cantina si spende 13€ per il Nature (36 mesi, pluripremiato per quanto vale), 14€ per il rosè e 15€ per il Classese 2004.

Cantina di Casteggio/Broni: bolle piacevoli, dal buon rapporto q/p.

Marchesi di Montalto: fanno un Cruasè piuttosto particolare: il mosto rimane a contatto con le bucce per ben 16 ore! Il vino è praticamente cerasuolo carico e al naso è inconfondibilmente pinot nero. 12€ in cantina.

Ca' di Frara: segnalo il rosè riserva, per 14.40€ vi portate a casa uno spumante non dosato che ha affinato la base per 12 mesi in barrique, è stato per 5 anni in bottiglia sui lieviti ed ha riposato in cantina un anno dopo la sboccatura. Mira in alto, a me è piaciuto.

Quaquarini: Classese 2003, 66 mesi sui lieviti, lo comprate per 8€(!!!). Peccato il dosaggio un po' sopra le righe.

Cavallotti: Cruasè, 20 mesi sui lieviti, troppo morbido per i miei gusti, vien via con 13€ a bottiglia.

Travaglino: ho assaggiato un paio di cose, solo che non scritto nulla e non ricordo una mazza. Ma loro lavorano bene.

Dopo non ho continuato, suonava Fabio Treves al Castello di Pavia!

venerdì 24 giugno 2011

Oggi scrivo: Millebolle sul Ponte Coperto - Pavia, 26 giugno 2011

Spero di far cosa gradita a chi dovesse leggere queste pagine segnalando la seconda edizione d "Millebolle sul Pone Coperto" che si terrà a Pavia domenica prossima (26 giugno) dalle 19 a mezzanotte.
31 aziende metteranno in degustazione le loro bollicine, protagonista in particolare sarà il pinot nero del Cruasè, neonata (ma neanche tanto) DOCG del metodo classico rosè dell'Oltrepò.
L'ingresso è gratuito, un contributo di 5€ è chiesto per il calice da degustazione.
Qualche informazione in più la potete trovare cliccando qui.
Ci vediamo domenica!

P.S.: mi dicono che è fondamentale portare con se un potente anti-zanzare, io ve l'ho detto.

martedì 21 giugno 2011

Oggi bevo: Le Aie Selezione 2007 Piemonte DOC chardonnay - Cascina Roera

L'estate scorsa feci provare un curioso chardonnay allo zio di un caro amico che di vino ne capisce. Disse che secondo lui il terroir aveva prevaricato le caratteristiche del vitigno. L'eccessiva mineralità ne pregiudicava la piacevolezza.
Due giorni fa ho stappato l'ultima bottiglia dello chardonnay Le Aie Selezione 2007 di Cascina Roera. La Selezione prevede una breve (due giorni) macerazione di una parte dell'uva, successiva fermentazione in botti di legno con capacità variabile tra gli 850 e i 1000 litri e almeno un anno di affinamento in bottiglia. I vigneti crescono a Costigliole d'Asti, sono esposti in parte a Sud e in parte a Est. Il terreno varia dal medio impasto con venature di sabbia e argilla ad un terreno con alta percentuale di argilla (dal sito).
In effetti è uno chardonnay atipico, il colore è giallo oro, antico e luminoso, naso marcato da una mineralità salina prorompente. Se sia tipica dei terreni di Costigliole d'Asti non lo so, certamente il vino è frutto di una vinificazione naturale (l'azienda aderisce a VinNatur) nel pieno rispetto del terroir. Escono in secondo piano aromi di frutta gialla, nespola e albicocca mature, io ci ho sentito anche qualcosa di simile al peperoncino piccante secco (ma anche no, boh). Comunque un naso asciutto, dritto, petroso e per nulla ammiccante. Il sorso è pieno e avvolgente, salato e secco, in un perfetto e coerente equilibrio tra estratti, alcol e acidità. Il timbro salino (che può piacere o meno) stimola il palato e la beva, ben più agile di quanto si possa pensare Per dire: in etichetta targa 14° alcolici e, fidatevi, non si sentono.
Ripensando alle parole di zio Tony, aveva ragione? Sul terroir sicuramente, in questo vino è protagonista, sulla piacevolezza non mi trova daccordo, ma qui siamo nel campo dei gusti personali. Certo, se cercate uno chardonnay dalla perfezione stilistica come il Cervaro della Sala siete fuori strada, ma questa è bottiglia particolare e ricca di carattere, da provare.

P.S.: la foto l'ho presa in rete (ho rotto la macchina fotografica, azz), spero che il proprietario non me ne voglia.

giovedì 16 giugno 2011

Oggi scrivo (perché ieri ho bevuto!): Terroir Vino 2011


Mi sento un po’ in colpa, sono stato a Terroir Vino e non l’ho detto a nessuno. Faccio finta che l’essere spaparanzato sulle spiagge dell’isola d’Elba senza computer sia una giustificazione accettabile…
Cosparso il capo di cenere vengo al dunque: Terroir Vino, edizione 2011.
Non starò a dirvi come e dove nasce, chi mi legge sicuramente conosce Tigullio Vino e i suoi meriti. I complimenti però si, questi non posso tralasciarli. Filippo Ronco ha trovato una formula che non fa una piega, la macchina organizzativa è millimetrica e senza sbavature. Complimenti, davvero.
Assaggiati moltissimi vini, la qualità media davvero alta.
Il mio podio:
- Rosso della giornata: Tenores 2006 Dettori: se non siete mai stati in Sardegna investite le 40euro circa che vi chiederà l’enotecaro di turno per il suddetto vino, stappate e riempite un calice. Chiudete gli occhi e portate il naso al bicchiere. Ecco, questo è quello che si sente la prima volta sbarcati sull’isola. Puro succo di Sardegna.
- Bollicina della giornata: Colline della Stella Extra Brut 2006, sboccatura 2009: tagliente, roccioso e minerale. Bolla di gran classe.
Secondi a pari merito il millesimato 2006 di Camossi e il Parosè de Il Mosnel.
Quest’ultimo prende il premio per il più bel colore visto nel bicchiere.
- Bianco della giornata: è stata dura, soprattutto perché come al solito ho perso gli appunti, ma alla luce (sfocata) dei ricordi metto sul podio l’Aiaperti 2009 di Vadiaperti: un fiano d’Avellino all’ennesima potenza.
Per dovere di cronaca segnalo anche l’unico, grosso e irrisolto punto di domanda della giornata: il Carlaz 2009 di Prima Terra, vermentino in purezza di Walter De Battè e soci, macerazione breve e affinamento in legno. Provato e riprovato non sono riuscito a trovarci altro che odore di zolfo, tutt’altro che piacevole.
Tra i mille-mila vini mi ricordo lo strepitoso pigato Bon in da Bon di Bio Vio, ma anche il base era niente male davvero. Meno il vermentino, forse un po carico e squilibrato. Sempre in Liguria molto interessanti i vini della Tenuta La Ghiaia a Sarzana, una nuova realtà seguita dal vulcanico Walter De Battè, le selezioni mancano forse un po’ di freschezza e dinamica ma rimangono gran belle bottiglie. Da seguire.
Sempre Prima Terra, quindi De Battè: il Cericò 2007, granaccia con un 20% di sirah elegante e profonda, delicata e affascinante. E’ stata l’unica bottiglia che mi son concesso di comperare.
Le Marne nel territorio del Gavi con l’ottimo base (Marne Bianco) che, onestamente, ho preferito alla selezione (Marne Oro), più morbida e carica. Quest’ultima però dimostra di poter sensibilmente migliorare con il passare del tempo.
Il Pozzoferrato di Storchi, lambruscone coloratissimo, secco e pieno. Per chi ancora avesse dubbi sulle potenzialità del tanto bistrattato vino. Poi un cabernet riserva fruttato e potente.
I Timorasso di Claudio Mariotto, grassi e minerali. Il Pitasso, ma anche il Derthona.
Strepitoso il Sauvignon Volgar di P. Dipoli, uno dei migliori assaggi in assoluto, non aggiungo altro.
Cascina Gilli tutta la linea, e sottolineo l’ottimo rapporto q/p dei prodotti. La malvasia Gilli poi dovrebbero commercializzarla in fusti refrigerati da 5 lt con cannuccia e spallacci per portarla in giro.
Singolare ma piacevole la nuova nosiola Fontanasanta di Foradori, vinificata e affinata in anfora, naso dolce (misteri della macerazione…) e bocca garbatissima. Buoni e diversissimi i due nuovi teroldego, anch’essi vinificati e affinati in anfore, dove la differenza tra i due vini è solo il vigneto, e bevendoli uno dopo l’altro è impensabile non rimanere stupiti dalle differenze (miracoli del terroir...).
I vini di Forti del Vento, nuova e valida realtà ad Ovada.
San Fereolo, l’ennesima conferma. Se mai ce ne fosse bisogno. Mi spiace solo di non aver potuto assaggire il Coste di Riavolo 2007, riesling in purezza in anteprima.
I verdicchio di Natalino Crognaletti: Vigna delle Oche Superiore 2009 da incorniciare. Riserva 2007 da nascondere in cantina.
I vulcanici aglianico della brava (e bella!) Sara Carbone e il singolarissimo metodo classico di Cinque Campi: spergola con un piccolo saldo di moscato giallo, macerazione di 12 giorni e 4 anni sui lieviti. Buono? Non so, a me è piaciuto. E poi Vanni è simpaticissimo.
Insomma, ho assaggiato tanto e tanto altro avrei voluto provare. Il tempo è tiranno purtroppo e in sette ore di più non ho saputo fare. In compenso ho incontrato tanta bella gente: amici di blog vecchi e nuovi, produttori, ristoratori o semplici appassionati. Tutti con il sorriso sulle labbra.
L’ultimo grazie è per Gigi, amico prima ancora che fido enotecaro.
Ci vediamo a Genova nel 2012  prima della fine del mondo, spero…