venerdì 31 dicembre 2010

Insomma, anche quest'anno sta per finire, portandosi via un sacco di bottiglie vuote, un altro po' di capelli, lasciando il ricordo di sorrisi e abbracci, qualche lacrima.
Berlusconi invece no, è ancora qui. Purtroppo.
E' tempo di bilanci, ma non mi piace farli e non li farò. Comunque sia andata è andata.
L'anno prossimo andrò a vivere con Ambra, sarà un passo importante. Avrò una cantina vera, qualche bottiglia da mettere a riposare già c'è, altre verranno, sono sicuro.
Ecco, volevo fare gli auguri a tutti, ma proprio a tutti, anche a chi mi sta sulle balle.
Tranne a un paio che non posso proprio vedere...
Un abbraccio di cuore.

Gabry

BUON 2011!!!

domenica 26 dicembre 2010

Domani berrò...

Ecco il regalo di Natale della mia bella:
- Ronco dei Roseti 2000, Le Vigne di Zamò
- Trebbiano d'Abruzzo 2005, Valentini
-Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2000, Ferrari
Grazie amore mio...

lunedì 20 dicembre 2010

Aspettando il Natale.

-3 bottiglie di Enrico Serafino brut, metodo classico 2004
-1 bottiglia di Franciacorta SA di non mi ricordo chi
-1 bottiglia di Franciacorta rosè 2005 Fratelli Berlucchi
-1 magnum di Cellarius 2004, metodo classico Guido Berlucchi

Per gli antipasti dovrebbero bastare.

sabato 11 dicembre 2010

Oggi (ri) bevo: Sassaia 2008 - La Biancara

La prima volta è qui.
Fantastico.
Al naso il sale portato dal mare rimasto sugli scogli, il gesso e poi la nespola, accenni di scorza d'arancia e pino.
La dolcezza del frutto, la mineralità pungente dei suoli vulcanici, essenziale ma mai magro.
Un gusto anacronistico, buono e dissetante.
Ho bevuto l'ultima bottiglia da solo, e sono contento.

lunedì 29 novembre 2010

Oggi bevo: Il Pinin, Provincia di Pavia IGT rosso 2007 - Dacarro

Sulle guide nulla e in rete nemmeno.
Il Pinin: è un rosso igt, lo fa l'azienda Dacarro a Borgo Priolo ed è a maggioranza merlot, con saldo di cabernet, pinot nero e croatina. Nessuna lavorazione particolare: una buona vigna, un anno in acciaio e poi in bottiglia, vendemmia 2007. Rosso porpora, quasi nero, compatto fino all'unghia, leggermente torbido ma qui è colpa mia che maneggiando la bottiglia ho smosso il fondo. Tutto nella norma comunque.
Al naso sono le sensazioni scure a dominare, con curiose note salate, richiami di liquirizia e pepe, buona l'intensità. In bocca entra vigoroso e di corpo, con un leggerissimo accenno di carbonica (che poi sparirà), bello il contrasto tra morbidezza (buona maturazione delle uve) e la spiccata salinità. Sorso di spessore, l'etichetta dice 14° ma in bocca non si sentono, segno di un buon equilibrio generale.
Per 7/8€ da provare, direi.
E mi piace anche l'etichetta, ecco.

Ci mancherai...


venerdì 26 novembre 2010

Oggi continuo a scrivere: "La Terra Trema" e "Semplicemente Uva"

Leggo sul blog di Corrado Dottori, eccellente vignaiolo marchigiano, la lettera inviatagli dall'organizzazione de La Terra Trema in merito all'evento Semplicemente Uva che cade, guarda caso, questo weekend. Sembrava interessante come manifestazione, ma dai contorni poco chiari, ad esempio non si sapeva chi esponesse. Corrado ha pubblicato il comunicato stampa, che condivido in toto e, sperando di essere in tempo, copio ed incollo.

"Da che parte stiamo/Brevi considerazioni in merito alle “cosiddette” coincidenze


Scriviamo questo breve comunicato mossi da una specie di senso d'urgenza, vuoi per le numerose sollecitazioni arrivate dai vignaioli de La Terra Trema, vuoi per le “mezze parole” o per altro tipo di suggestioni sopraggiunte da agenti "esterni".

La questione riguarda una manifestazione – nuova - che si svolge contemporaneamente alla nostra: Semplicemente Uva, organizzata da Davide Paolini.
Il sovrapporsi con altri eventi non è mai stato un problema per noi, è capitato altre volte e La Terra Trema non impone, né pretende alcun tipo di monopolio, anzi si augura che le economie dei vignaioli girino e bene.
Per questo motivo, quando ci hanno segnalato questa “fortuita coincidenza” non abbiamo dato troppo peso, abbiamo detto “si vedrà, aspettiamo di capire”.
La struttura comunicativa della suddetta manifestazione, sito e comunicati stampa, non aiutavano a capire però; per lungo tempo, avari di informazioni, non spiegavano né chi, né come, né perché.
Le cose sono emerse piano e con chiarezza solo pochi giorni fa, per merito dei vignaioli che - da parecchi anni - con La Terra Trema collaborano, ragionano, reagiscono.
In tanti hanno chiamato. E i racconti che ci riportavano rasentavano l’intimidazione mafiosa: vignaioli che, in nome del vino “cosiddetto naturale” si trovavano costretti a partecipare all’evento, a rinunciare alla partecipazione a La Terra Trema, un ricatto che arriva ritornava in modo prepotente anche da agenti e distributori.
Lo diciamo da un pezzo: le teorie del “buono, pulito e giusto”, del biologico naturale, sincero e semplice, da sole, non bastano e rischiano di diventare la miglior foglia di fico per nascondere ambigui interessi privati, economie balorde.
La Terra Trema lavora da molti anni perché le economie del vino (e delle agricolture in generale) girino intorno a chi le mani le sporca a fondo, nella terra, tra le foglie e i grappoli e non intorno a chi fa giusto lo sforzo di aggrapparsi a un telefono e chiamare e intimidire, minacciare ed escogitare deliranti ricatti.
Manifestazioni come Semplicemente Uva sono per noi l’esempio schietto di un mercato degenerato, malato e marcio, che - sfacciatamente - serve e protegge solo le solite lobbies.
Per questo motivo abbiamo deciso di imporre - per la prima volta - il nostro out out a quei produttori (pochissimi a dire il vero, giusto 2/3) che hanno aderito ad entrambi gli eventi; questo passaggio per noi si rende obbligatorio perché se per i vignaioli che partecipano a La Terra Trema non è chiaro il nostro tipo di discorso un progetto come La Terra Trema non ha motivo d’essere.
A onor del vero i produttori in questione hanno ritenuto di disdire la loro partecipazione a Su per partecipare a LTT, comprendendo a pieno le motivazioni che ci hanno portato a chiamarli.
Siamo sicuri che da quest’anno a Milano inizierà una guerra, quel che propone un evento come il nostro affossa per bene questi mestieranti del vino e della distribuzione, è la nostra (e la vostra) rivoluzione.
Questa discussione, ci auguriamo, si arricchisca delle vostre osservazioni, auspichiamo il vostro riscontro in merito - è fondamentale.

LaTerraTrema"

Oggi scrivo: La Terra Trema 2010


Vini e vignaioli autentici al Leoncavallo di Milano, in via Watteau n.7.
La quarta edizione di "La Terra Trema" inizia oggi, io ci andrò domenica.
Otto euri l'ingresso, più che giustificati dall'ottima organizzazione e dalla bravura dei produttori presenti, poi c'è la storia del prezzo sorgente che mi intriga e che permette acquisti decisamente convenienti.
Chi viene?

martedì 23 novembre 2010

Oggi bevo: Muller Thurgau La Giostra OP IGT 2007 - Montelio

E' un po' che non posto nulla, non trovo un vino che mi piaccia. Per dire: la settimana scorsa ho stappato una nosiola 2007 del Vignaiolo Giuseppe Fanti e, sempre del 2007, un pinot nero che mi dicono essere tra i migliori in Oltrepò: l'Arfena di Andrea Picchioni. Vini buoni senza dubbio, è che per un motivo o per l'altro non sono riusciti a conquistarmi, niente da fare.
Oggi ho stappato una bottiglia di muller thurgau La Giostra di Montelio. Conosco l'azienda ma credo di non aver mai bevuto nulla, almeno in tempi recenti.
E tanto meno di muller thurgau che, mea culpa, è un vino che ho sempre considerato poco.
L'azienda non ha un sito internet ma qualche notizia in rete l'ho trovata lo stesso.
La Giostra in particolare è si muller thurgau, viene criomacerato per un giorno e matura per 6/8 mesi in botti da 500 Lt.
Il colore è un bel giallo paglierino, piuttosto carico ma brillante, ancora lontano dalle tonalità dorate. Il naso è un po prevedibile alle prime snasate, note di banana, miele, nocciola, date più dall'affinamento nei legni che altro. In realtà non finisce li, e, dopo qualche minuto esce una bella nota minerale di pietra focaia ad impreziosire tutto. Il giorno dopo è ancora meglio, più rotondo nell'insieme, con un bel frutto tropicale in prima linea. Piuttosto complesso ed intenso, anche in bocca la sensazione di déjà vu è meno accentuata di quanto possa sembrare: buon corpo, caldo senza esagerare (son sempre 13,5°), morbido ma ben sorretto dalla spina acida e da una delicata mineralità.
Taglio moderno ma non sfacciato per questo buon muller thurgau, che tra l'altro si presta anche ad un discreto invecchiamento in cantina.
Per 9 € scarsi direi che è un affare.

giovedì 11 novembre 2010

Oggi bevo: Velenosi Brut 2004 - Velenosi

Tempo fa leggevo sulle pagine introduttive della guida dell'Espresso che una regola inglese per capire quando bere un vino diceva: "meglio tre anni prima che tre mesi dopo".
Sagge parole.
Ieri sera abbiamo stappato a casa di Andrea, che sicuramente starà leggendo, due bollicine per accompagnare un aperitivo prima e uno splendido risotto alla zucca poi.
Ribolla gialla spumante di Collavini 2005, splendida come sempre, ed un metodo classico marchigiano: il Brut di Velenosi.
Millesimo 2004, sboccatura 2007, stappatura 2010.
Troppo tardi, o quasi. Il tappocompattissimo e sembrava aver perso elasticità, nel bicchiere il vino ha una bella spuma, bolle fini e persistenti e un color giallo dorato molto carico, bello anche.
Il naso pesantuccio tradisce quel che poi sarà confermato in bocca, il sorso è stanco e manca di sostegno acido, l'effervescenza a dispetto della spuma è poco marcata, nel complesso appare un vino che andava bevuto tempo fa.
Probabilmente anche in gioventù doveva essere bolla più di curve che di spigoli.
Pazienza, sbagliando si impara.

Foto da internet.

martedì 9 novembre 2010

Oggi scrivo: ristorante pizzeria Il Mago, Binasco (MI)

Non sapevo se scrivere o meno questo post, poi ho deciso di si, tanto Max non credo lo leggerà...
Parlo di Max perché è un caro amico e gli voglio bene, davvero. Però è affidabile come un paio di zoccoli olandesi su un lago ghiacciato: giorni fa eravamo daccordo che sarebbe venuto a cena da me, una scusa per stappare qualche bottiglia giusta con un paio di amici e, guarda un po', si è dimenticato...
Il giorno dopo però mi ha chiamato, siamo usciti a cena e per farsi perdonare ha pagato lui.
Ecco, siamo andati al Mago. Il ristorante non è nuovo, è nuova la gestione (anche il nome credo) a cura di un gruppo di ragazzi nord africani.
A onor del vero c'ero già stato, e aspettai più di un'ora per la pizza, ma c'era un casino d'inferno.
Tornando alla cena con Max, quella sera niente pizza, le scelte furono: tortino di porcini e gamberi e risotto ai frutti di mare per me , cocktail di gamberi e tagliatelle al salmone per lui.
Il mio tortino non è arrivato a causa di un disguido con la cameriera e al posto suo sono arrivati dei crudi di pesce: ostriche che non ho mangiato e sulle quali non mi pronuncio, gamberi e pesce spada affumicato, quello delle buste al supermercato per intenderci. Sono arrivati completamete sommersi un una soluzione di olio e limone, sia i gamberi che lo spada, ma sommersi davvero! Oltre a non sentire il gusto del pesce mi son chiesto quanto spendano al mese in olio d'oliva..
Il cocktail di gamberi di Massimo erano gamberetti in salsa rosa, tutto corretto e preconfezionato come da manuale, non hanno usato nemmeno i gamberetti piccoli piccoli nei secchielli, pensa te che bravi.
Fin qui andava quasi bene, poi sono arrivati i primi.
E qui mi sono incazzato, perché se non sai fare un mestiere è meglio che ne fai un altro se ti vuoi far pagare.
Il mio risotto ai frutti di mare aveva tanto l'aria di essere uscito da una busta di quelle pronte da cuocere (avete presente? Quelle che le apri, aggiungi l'acqua e il gioco è fatto) , poi una volta impiattato è stato coperto dall'insalata di mare che veniva servita (penso...) come antipasto e passato al forno!
Vabbè mi son detto, la cazzata l'ho fatta io a prendere il risotto, dovevo scegliere qualcosa di più semplice.
Quando sono arrivale le tagliatelle di Massimo ho capito che no, la cazzata non è stata la mia ma del ristoratore: da un piatto di tagliatelle al salmone non ti aspetti nulla di che, ci sta. Ti aspetti però, vista la semplicità del piatto che siano quanto meno fatte bene.
Sono arrivate in una fondina ovale: un etto di tagliatelle che navigavano letteralmente in tre dita di panna liquida dal vago sentore di salmone, con tanto di pezzi di colonna vertebrale della povera bestia. Praticamente oltre alla forchetta sarebbe servita la cannuccia.
Io, perse le speranze, ho dirottato su un piatto di patatine fritte che sono arrivate per giunta crude, Max ha invece giocato il jolly e ha preso la carne: tagliata ai funghi porcini. Non so com'era la carne, ma so com'erano i funghi: avete presente quelli che mettono sulla pizza dai barattolazzi di tolla? Quelli color cacchetta che hanno la consistenza e l'aspetto delle lumache senza guscio spiaccicate? Ecco, proprio quelli.
Con una boccia di vino, due caffè e due limoncini per 60€ cifra tonda.
Anche no.

lunedì 1 novembre 2010

Oggi bevo: Balciana Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore DOC 2004 - Sartarelli

Sto imbiancando casa con Ambra e suo padre, o meglio, stiamo aiutando Carlo (il papà) ad imbiancare casa. E ieri sera, giustamente stanco ho deciso di premiarmi. Avevo in fresco la penultima bottiglia di Balciana, verdicchione da vendemmia tardiva di Sartarelli, una pietra miliare della denominazione.
Inconfondibile nel panorama dei verdicchi, uguale solo a se stesso: il Balciana o si ama o si odia.
Trattasi di 2004 e, credo, fatto ancora con uve in parte attaccate da botrite.
Comunque, il naso straborda frutta gialla matura, miele, accenni di zafferano e noce moscata, una mineralità appuntita che tiene il naso incollato al calice. Intensità e complessità ai vertici.
Gran corpo, sorso ricco e ancora fresco, pieno di sapore, piacevolmente evoluto ed affascinante. Rimane tatuato in bocca.
Buonissimo.

venerdì 29 ottobre 2010

Oggi bevo: Gallieno IGT Lazio Bianco 2008 - Riserva della Cascina

Gallieno Igt 2008, lo fa Riserva della Cascina, azienda biologica laziale.
Malvasia del Lazio in purezza, dodici mesi in acciaio e cemento più un breve passaggio in legno. L'abbiamo bevuta mercoledì sera io, Gigi e Andrea, avanzata poco meno di mezza bottiglia l'ho finita io oggi, a due giorni dalla stappatura.Il colore è giallo dorato carico, molto bello, d'aspetto viscoso e promettente. I profumi sono però diversi da quel che mi aspettavo: premesso che conosco la malvasia del Lazio come gli origami (cit.) credevo di trovare una matrice aromatica che invece non c'era, anzi. Secco con note di fiori e fieno, poco intenso ma piuttosto fine, non è cambiato molto da quando l'abbiamo aperto. Il sorso è voluminoso, marcato da una certa morbidezza alcolica/glicerica (targa ben 14,5°) ma comunque secco e di bella struttura, lunghezza retro olfattiva nella media.
Sugli scaffali a poco più di 10€, non mi ha fatto impazzire ma devo dire che non ho confidenza ne con la malvasia laziale ne tantomeno con i bianchi del Lazio.
Da rivedere.

venerdì 22 ottobre 2010

Oggi vedo: Machete - Robert Rodriguez

E' da un po' che non scrivo di film, e ne ho visti di belli ultimamente, anzi. E' che non ne ho voglia.
Ma per l'ultimo masterpiece di Rodriguez non posso tirarmi indietro, è cinema allo stato puro.
Nato dal finto (?) trailer diretto per Grindhouse, il personaggio di Machete ha preso forma come creta nelle mani di Dio, dove attori e regista divertono e si divertono, dove le invenzioni e le idee non si contano, come nemmeno gli arti e le teste mozzati.
E' passione sintetizzata in pellicola, imperdibile.

giovedì 21 ottobre 2010

Oggi Tasting Panel: Chiaror sul Masso - Cascina I Carpini

Ho bevuto il primo timorasso spumante della storia.
Se posso è per l'estro e la capacità di Paolo Ghislandi, aka Cascina I Carpini.
Viticoltore di spicco dei colli tortonesi, Paolo ha provato, con successo, a spumantizzare il timorasso, un vitigno riscoperto recentemente che, nei bianchi da invecchiamento, sta dando risultati che non lasciano dubbi.
Si chiama Chiaror sul Masso, vendemmiato nel 2008 in due tempi per preservare sia la freschezza che la maturità del frutto, lavorato secondo il metodo charmant e prodotto in poco meno di quattromila bottiglie. 50 destinate a questo Tasting Panel per il quale Paolo si è avvalso della collaborazione di Andrea Petrini, attivissimo wine blogger romano su Percorsi Di Vino.Nel calice è un bel paglierino, la spuma svanisce in fretta e lascia il campo aduna bella colonna di bolle fini e persistenti. Al naso è fine, senza dubbio, e la pera croccante è il filo conduttore dove in secondo piano troverai delicate sensazioni floreali. Il sorso è retto da una struttura acida importante, la pera torna puntuale sulla lingua lasciando una traccia appena morbida. L'effervescenza è delicata, secondo mio papà, con me a condividere la bottiglia, addirittura poca, a me è piaciuta così. Chiude leggermente ammandorlato e piuttosto lungo.
In definitiva mi è piaciuto, fresco e croccante. Un bel vino, i miei complimenti alla Cascina i Carpini.

mercoledì 20 ottobre 2010

Oggi bevo: Brunello di Montalcino 1997 - Vasco Sassetti

Un amico col quale amo condividere le bottiglie più importanti è certamente Riccardo, per tre motivi: il primo è che beve e gli piace bere, il secondo è che apprezza e capisce il valore di cos'ha davanti, il terzo è che un bicchiere con un amico è sempre più buono.
E così ogni tanto ci troviamo a casa mia o a casa sua, si mangia bene e si stappa meglio.
Domenica accompagnando uno splendido risotto ai porri e raspadura abbiamo bevuto questa bottiglia di Brunello che riposava in cantina da parecchio tempo, la vendemmia è la famosissima 1997 e il produttore è Vasco Sassetti, scomparso recentemente.
Vado a memoria, perché il vino non lo abbiamo analizzato spaccando il capello in quattro, ma ricordo che a fronte di un naso non molto intenso ma emozionante per profondità, aveva un sorso che era puro velluto. Per me lo abbiamo beccato al top, una dolcezza e un'intensità che riempivano la bocca in ogni angolo, un tappeto tannico maturo e di grande stoffa, chiusura infinita.
Davvero, una bontà.
Non è stata l'unica bottiglia della serata però, dopo su un piatto di formaggi abbiamo stappato un montepulciano da uve leggermente passite, affinato in legno del 2005. Si chiama Jarno e, guarda un po', lo fa Jarno Trulli, il pilota.
Ora, magari la nostra era una bottiglia sfigata, può essere. Ma l'idea che 32€ siano andati via per un vino così francamente scoccia. Al naso era si potente e surmaturo, ma con fastidiose note vegetali, e in bocca non era meglio. Grasso e dai tannini verdi ed asciuganti, amaro e decisamente poco armonico.
Magari era una bottiglia sfigata, oppure, come dice Riccardo, Jarno Trulli fa il vino come va in macchina.

La foto l'ho presa da internet, spero che il proprietario non me ne voglia...

venerdì 15 ottobre 2010

Oggi bevo: Classese DOCG 2005 - Travaglino

Se in questi giorni posto più del solito un motivo c'è. Circa due settimane fa, la domenica dopo una divertente cena con amici, lavando i piatti mi si è rotta in mano una maledettissima teglia in ceramica. Risultato: dito mignolo destro aperto e tendine lesionato, diversi punti di sutura e venti giorni col dito steccato.Almeno mi consolo con il vino!
Ad allietare la mia pallosa degenza in questi due giorni una delle bollicine più titolate dell'Oltrepo Pavese: il Classese di Travaglino.
Millesimo 2005, pinot nero con saldo di chardonnay fermentato in barrique, 48 mesi sui lieviti.Paglierino, carico ma dai chiari riflessi verdi. Naso intenso da mc di razza: prima i lieviti, poi pasticceria, dalla crema al profumo di brioches, la pera e la pesca mature, richiami di frutta secca, cocco e vaniglia. Grasso ed elegante allo stesso tempo, in bocca è bolla di bella grana, vino giocato più sulle morbidezze che sulle tensioni, ma di qualità indiscutibile.
Preferisco bolle più tese generalmente, ma se dicessi che non mi è piaciuto direi una falsità.
Costa tra 25 e 30 €.

martedì 12 ottobre 2010

Ecco il mio piccolo contributo alla causa del buon lambrusco, questa bottiglia viene dal Frignano, sull'appennino Modenese. Precisamente da Serramazzoni, prodotta ed imbottigliata dall'azienda Villaboni-Bon Luigi, IGT sull'etichetta è composto da uva Lambrusca in prevalenza con un saldo di uva Tosca, la vendemmia di riferimento è la 2008 e il vino deve la sua effervescenza alla nobile pratica della rifermentazione in bottiglia. Non è finita qui, perché, udite udite, questo atipico lambrusco viene anche sboccato per pulirlo dal fondo!Signore e signori ecco a voi il Frinese.
Rosso rubino, ottima consistenza, naso timido tra sensazioni di frutta scura e floreale delicato, sottili note minerali. Bello in bocca, secco, teso e di bella polpa, bolla sottile e dal finale leggermente amaricante dalla lunghezza non indifferente. Ben fatto e parecchio gustoso.La spensieratezza della beva, il palato mai stanco, l'originalità e la bontà del vino sono caratteristiche che spesso hanno i lambruschi migliori, e come in questo caso, meritano assolutamente l'assaggio.

venerdì 8 ottobre 2010

Oggi bevo: Don Chisciotte Fiano Campania IGT 2006 - Il Tufiello

Conservavo questa bottiglia da più di un anno, l'ho stappata ieri sera.
Bevuto mezzo litro mi son fermato per decenza, ma avrei potuto finirla nel giro di dieci minuti. Perché il Don Chisciotte 2006 è uno dei vini più buoni che mi è capitato di bere.
Frutto della vinificazione di una vigna di fiano a 900 metri d'altezza coltivata in modo naturale, vinificando le uve in rosso, con molti giorni, credo 40, di macerazione sulle bucce e maturazione esclusivamente in acciaio. Devo dire che io ho un debole per i vini di Guido Zampaglione, ma questo fiano è davvero splendido, ha una marcia in più: coi suoi profumi di pesca, di nespola, di buccie e fieno, una spiccata mineralità e una bocca sapidissima e dinamica, dolce e fresca, con un finale leggermente tannico e lunghissimo. Equilibrismi tra forma e sostanza, cerebrale nel porsi diventa viscerale la beva, quasi compulsiva.
Non ce n'è più in giro, ma se vi capita di trovare una bottiglia non lasciatevela scappare.

mercoledì 6 ottobre 2010

Oggi bevo: AOC Patrimonio 2009 - Clos Marfisi

Ho tirato il collo al souvenir corso arrivato sulla mia tavola dalla mia sorellina (grazie!!!): AOC Patrimonio, Clos Marfisi. Non avevo idea di cosa fosse finché lui, illuminandomi e facendo tornare i conti, mi disse "è sangiovese"!
Rubino accesso di media consistenza e bella brillantezza, nel calice scorre agile e preannuncia un corpo snello nonostante i 13.5° alcolici. Naso fresco che profuma di lamponi e ciliegia con sfumature floreali e mediterranee (rosmarino), dopo un giorno il frutto richiama netto il succo di mirtilli ed esce qualche antipatica nota verde.Beverino e piacevole, in bocca è sottile e succoso, dalla vena acida ben percepibile e un accenno tannico sul finale. Chiude leggermente amarognolo e con una lunghezza sufficiente. Insomma, non è da strapparsi i capelli ma accompagna degnamente un pasto, se cercate un vino poco impegnativo ma versatile e sincero il Patrimonio AOC di Clos Marfisi fa per voi.

Oggi scrivo: Timorasso Spumante Brut Cascina I Carpini - Tasting panel

Dalle vulcaniche cantine di Cascina i Carpini e dalla disponibilità di Andrea Petrini/Percorsi di Vino nasce il tasting panel per il nuovo Chiaror sul Masso, per testare appunto, una nuova interpretazione per uno dei più sorprendenti vitigni del Nord Italia: il Timorasso.
Famoso per essere tornato in auge negli ultimi 10 anni come eccellente bianco da invecchiamento, questa volta viene proposto in un'innovativa versione spumantizzata.
A presto le mie impressioni.

lunedì 4 ottobre 2010

Oggi bevo: Monsaltus V.T. 2006 OP Riesling Doc - Marchesi di Montalto

Oggigiorno la tendenza omologante si respira nell'aria, il microcosmo del vino è per gli appassionati un raggio di sole, fatto di piccole o grandi realtà molto diverse tra loro, specchio del territorio e della cultura della gente che lo abita.
Il vino è immagine dell'Italia rurale, tradizione ed evoluzione della stessa in bottiglia, o almeno mi piace pensarlo. Fatto per essere venduto, questo è bene non dimenticarlo, perché anche il vignaiolo ha la brutta abitudine di mangiare, andare in macchina, pagare le tasse.Ecco, per fare un vino così ci vuole coraggio, perchè parliamo di un vino bianco, che esce sul mercato dopo 3 anni dalla vendemmia: il Monsaltus Vendemmia Tardiva,  riesling renano che arriva dall'Oltrepò Pavese, non dall'Alsazia, dalla Mosella o, per restare in Italia, dall'Alto Adige. Faccio queste puntualizzazioni perché non è un riesling normale questo, la vendemmia ad esempio: viene fatta tra dicembre e gennaio con le uve spinte ad una maturazione avanzatissima e in gran parte attaccate dalle muffe nobili, con rese nell'ordine dei 30 quintali per ettaro di vigna. Il mosto fa una macerazione in ambiente ridotto di 6 giorni, fermenta e riposa sui lieviti in acciaio per altri 8 mesi e completa il suo ciclo di affinamento in bottiglia per almeno 2 anni.Nel bicchiere è giallo dorato, carico ed intenso, la massa è viscosa e consistente. profumi intensi e complessi, dalla frutta gialla in confettura, albicocca disidratata, allo zafferano, noce moscata e accenni idrocarburici. In bocca entra grasso e morbido, speziato e molto intenso. Vino estremo e coraggioso quello dei Marchesi di Montalto, una piccola chicca dall'Oltrepò Pavese, territorio che merita sicuramente più di quanto si dice in giro.

venerdì 1 ottobre 2010

Oggi bevo: Il Grigio Chianti Classico Riserva docg 2006 - San Felice

Nel vastissimo (troppo?) panorama del Chianti, mi è capitata tra le mani questa riserva 2006: Il Grigio dell'Agricola San Felice.
Sangiovese 100%, e di questi tempi non è poco, matura per 18 mesi in legno di diverse dimensioni e sull'etichetta c'è scritto che è un "valido connubio tra tradizione e modernità".
Mica male: un bel rosso rubino compatto, naso di amarena e frutta scura, dolcezze che ricordano la marmellata di ciliegia e l'arancia candita, poi una bella nota speziata (cannella) stuzzicante. Il sorso è pieno, avvolgente e senza esagerazioni. 13° alcolici, tannini fini e dolci e la componente acida in sottofondo che però bilancia il tutto.
Costa una quindicina di euri, forse meno. Per me ben spesi.

giovedì 30 settembre 2010

Paperblog

Ho validato l'iscrizione di questo blog al servizio Paperblog con lo pseudonimo gabriele.
Quindi mi troverete anche li.

sabato 25 settembre 2010

Oggi bevo: Al Poggio igt 2006 - Castello di Ama

Devo avere ancora una boccia del 2007 nascosta da qualche parte, che a dirla tutta non mi aveva fatto entusiasmare. In questi giorni invece ho stappato l'unica bottiglia del 2006 che avevo.
E perdincibacco mi è piaciuta! Se il 2007 mancava di ciccia nei punti giusti qui è tutto al posto giusto, scorre bene in bocca ma ha un bel corpo e un'ottima spalla acida, molto secco e saporito. Moderno ma elegante, mai sgraziato, profuma di burro, ananas, banana, vaniglia, ci senti pure l'agrume candito.
E il tappo è come si deve.

La foto l'ho presa dal sito dell'azienda, spero non me ne vogliano.

martedì 21 settembre 2010

Oggi bevo: Dominariu 2006 - Melis

Curiosamente quest'anno è arrivato in omaggio, molto gradito, da Nando e Teresa di ritorno dalla Sardegna una bottiglia di Dominariu: bovale in purezza delle cantine Melis a Terralba. Curiosamente perché se la volta scorsa era del 2007 questa è del 2006.
Sempre buono il Dominariu, maturato per 12 mesi in acciaio e 6 in bottiglia prima della messa in commercio.
Purtroppo non ho preso appunti, bevuto qualche giorno fa, ho pensato di scriverne per fare un mini confronto tra le due annate. Vado a memoria...
E devo dire che al palato ho preferito la versione del 2007, più calda e solare, il 2006 ha invece trame più scure, terrose. Mi è piaciuto ma mancava quella dolcezza di frutta matura che mi ricordavo. Hanno sicuramente influito il riposo in bottiglia e, ancor di più, il carattere dell'annata.
Complimenti comunque alle cantine Melis, che scopro hanno anche un eccellente rapporto qualità/prezzo, per dire: il Dominariu vien via con meno 10 euri.
Assolutamente consigliato.

venerdì 17 settembre 2010

Oggi bevo: Valtellina Superiore DOCG Inferno Riserva 2003 - Pietro Nera

Quando non so cosa bere mi girano le balle. Divento insofferente, passo le bottiglie e le scarto per i più svariati motivi (il più gettonato è perché una volta bevute, non ci sono più...), finisce che stappo una birra. Ecco, martedì scorso era un giorno di questi, così ho preso la drastica decisione: pesco a caso e quel che esce esce.
Sperando di non beccare l'unica bottiglia di Coulee de Serrant o il Barbaresco Riserva di Roagna ho infilato la mano in una cassa e ho tirato fuori l'Inferno Riserva 2003 di Pietro Nera, una delle cantine più grandi (la più grande?) di tutta la Valtellina.
E' un regalo di mio cugino Paolo, tornato dalle vacanze, appunto, in Valtellina.
Annata calda il 2003, ero in effetti curioso.
Bello il colore: un rubino granata limpidissimo e carico di riflessi, molto elegante alla vista. Mosso nel calice il vino lascia tracce gliceriche sottili e trasparenti, ma compatte e ben adese al vetro.
Il naso non è male ma non fa scintille, è di buona intensità e dal timbro caldo e balsamico, il frutto (ciliegia o marasca) è maturo e quasi sotto spirito, qualche accenno terroso, comunque elegante e composto, manca però il guizzo minerale delle rocce valtellinesi.
In bocca è di buona struttura, non opulento e piuttosto scorrevole, di ottima acidità e dai tannini levigati e morbidi, torna la ciliegia al gusto. Il finale non è lunghissimo ma piacevole.
Boh, magari l'annata calda non ha giovato a questa bottiglia, che sia chiaro è comunque un bel bere, ma io preferisco altre espressioni dei nebbioli di montagna, tipo questa.

giovedì 16 settembre 2010

Oggi bevo: Bonarda frizzante 2009 - Cantina di Casteggio

Stamattina sono andato a pranzo da mammà.
Minestrone, fagioli borlotti con cipolle, un pezzo di pecorino e una vagonata di porcini fritti. E da bere?
Francamente, credevo si fosse salvata una o due bottiglie di spumante dalla festa di domenica per i 90 anni di mia nonna (AUGURIII!), ma sbagliavo clamorosamente, il frigo era desolatamente vuoto, tranne che per questa bonarda della Cantina di Casteggio.
Che ha fatto egregiamente il suo lavoro.
L'abbiamo bevuta senza troppe cerimonie e, a bottiglia finita, abbiamo commentato che in effetti non era mica male, anzi! Un vino da tavola, nel senso più alto del termine: accompagna un pasto e stuzzica il palato, non diventa mai protagonista ma si fa bere con piacere. Non ha la struttura di altre bonarde della zona (penso alla Rubiosa di Le Fracce o al Cresta del Ghiffi di Agnes) ma è equilibrata, facile e piacevole comunque.
Poi guardi lo scontrino e vedi che l'esborso per questa bonarda è stato di euri 3.30 (in cantina), sorridi soddisfatto e passi al caffè.

lunedì 13 settembre 2010

Oggi scrivo: Claude Chabrol

Il mio ultimo saluto a Claude Chabrol. Regista sopraffino, fondatore della Nuovelle Vague se n'è andato oggi ad 80 anni.
Stasera rivedrò Il buio nella mente, sarà il mio omaggio al grande regista che non c'è più.

giovedì 9 settembre 2010

Oggi vedo: Visitor Q - Takashi Miike

Una riflessione sulla famiglia, sulla riscoperta degli affetti e di se stessi.
Ma non lasciatevi ingannare: tutto questo è filtrato dallo sguardo di Takashi Miike, mente allucinata e geniale, regista visionario, ironico e altamente disturbante.
Sconsigliato a moralisti, bigotti e facilmente impressionabili.
DA VEDERE!!!

Oggi bevo: O.P. DOC Riesling 2007 - Albani

Dei vini di Albani ho già scritto, perché a parer mio è una delle più interessanti realtà oltrepadane, almeno nella zona di Casteggio.
Vini particolari, dallo stile inconfondibile che può piacere o meno, ne apprezzo la coerenza e la costanza che mantengono comunque nonostante il mercato e le mode. Vini dal timbro evoluto e parecchio alcolici di solito, dal carattere marcato e ben definito, che vengono messi in commercio dopo il giusto periodo di affinamento in bottiglia.
Il riesling ad esempio. Oggi potete trovare ancora bottiglie del 2005 e del 2006 in commercio, l'annata più recente è comunque il 2007. E siamo a fine 2010.
Ed è proprio del 2007 che volevo parlare, perché a fronte di un grado alcolico che nelle annate precedenti era sempre attorno ai 14° quest'anno l'etichetta ne dichiara 12,5°. Cosa che mi ha incuriosito molto quando ho preso la bottiglia, perché era proprio il grado alcolico elevato e una freschezza non sufficiente a frenare la beva di questo vino, che mi piaceva comunque. Parere mio, ovvio.
Rimane un vino particolare, molto. Ora, io con le corrispondenze non ci azzecco molto, vado più per macro elementi, impressioni generali e qui l'impressione è di tremenda mineralità, ma dimenticate il famoso idrocarburo del riesling, qui siamo su note molto più salate e salmastre, ricorda i vini di Angiolino Maule per capirci. Poi macchia mediterranea, la salvia, un'idea di cera. Ecco, se devo fargli un appunto è che il riesling non me lo ricorda proprio. In bocca ha finalmente l'acidità che si merita, struttura importante ma non esagerata, forse un filo inferiore agli millesimi più vecchi. Bello secco, di buone corrispondenze e lunghezza.
Mi piace.

martedì 7 settembre 2010

Come back home (again).

Rieccoci qui, anche quest'anno le ferie sono finite. Mi è andata di lusso però: invece delle canoniche due settimane che la ditta concede senza troppi drammi, quest'anno ne ho fatte tre!
Riposato, col solito Kg d'ordinanza sul girovita che mi porto come souvenir da qualsiasi posto vacanziero, sono già tornato al lavoro.
Contento però. Non del lavoro, ma dei bei posti visitati: la costa croata tra Split e Sibenik, dove oltre ad un mare che non ha nulla da invidiare alle nostre coste migliori, si riesce a pranzare mangiando dell'ottimo pesce con una ventina di euri a testa, che qui in Italia ci paghi quasi il coperto.
Massacrante il viaggio: siamo partiti in sella alla moto carichi come muli dall'appenino emiliano e siamo arrivati a destinazione dopo undici ore con le chiappe martoriate. Ma anche questo fa parte del gioco, no? Li siamo andati sull'isola di Zlarin col traghetto, lasciando la moto a terra, l'isola è piccolissima e non girano mezzi a motore che comunque non servirebbero. Un borgo centenario dal fascino antico e nient'altro, mare, passeggiate, buon cibo e tanta birra.
Per godersi la vacanza al massimo in Croazia servirebbe però una barca, l'arcipelago di isole che si staglia davanti alla costa ne comprende più di 140, e muoversi con i traghetti è decisamente limitante, tra l'altro mi dicono che si possono comodamente affittare barche e gommoni di una certa stazza potendo approfittare di prezzi ancora competitivi anche per l'attracco ai porti. La costa è quasi tutta scogliera con delle orrende banchine di cemento che servono sia da passeggiata che da prendisole, le spiagge sono poche, almeno quelle che ho visto io.
Sui vini croati invece non mi pronuncio, ero in ristrettezze economiche per bere bene, e quel che ho provato non era certo memorabile, un paio di bottiglie però le ho portate a casa, vedremo.
Poi, per non farci mancare niente, tornati in Italia ci siamo sparati anche un'altra decina di giorni in relax all'isola d'Elba, che non sono male.
Avrei anche delle belle foto da postare ma non trovo il cavo per scaricarle sul computer.
Detto questo, visto che son quasi le quattro del mattino, la pianto di scrivere e vi saluto.
Alla prossima!

venerdì 13 agosto 2010

Oggi bevo: Furore Bianco Fiorduva 2006 - Marisa Cuomo

Non so, non mi ha convinto, lo ricordavo diverso. Credo che il tappo non fosse a posto, all'olfatto il timbro boisè molto marcato sembrava sporcato dal sughero, più che un effettivo odore di tappo era una subdola impressione, poca frutta e qualche nota amarognola. Meglio in bocca dove struttura, equilibrio e intensità gustativa ne fanno il vino che tutti conoscono.
Rimango un po' perplesso sull'utilizzo dei legni in questi vini, parlo dei vini estremi come sono quelli che arrivano da Furore, paesino letteralmente arroccato sulla costiera amalfitana, da uve autoctone come fenile, ginestra e ripoli coltivate in vigne strappate alle rocce. Una mano più leggera potrebbe valorizzare meglio gli aspetti aromatici donati dal mare e dalla terra, qui sacrificati in onore di un gusto un po' omologante. Che poi sia un gran vino simo tutti daccordo (a parte questa bottiglia un tantino sfigata), ma il confronto col suo fratello minore può rendere l'idea di quel che intendo.
Detto questo mi metto al lavoro, poi dalle 15.00 FERIEEEE!!!

L'immagine l'ho presa in rete e modificata.

sabato 7 agosto 2010

Oggi bevo: Salice Salentino Rosato Le Pozzelle 2009 - Candido

L'ho bevuto qualche volta in annata 2008, è Le Pozzelle Salice Salentino rosato di Candido, azienda dai numeri importanti ma dalla solida impostazione stilistica dei vini, di chiara matrice territoriale, dalla costante qualità e ottimo rapporto q/p.
Lo ricordavo piuttosto intenso al naso, molto dolce e polputo, dalla bocca ricca ed alcolica. Targava 13,5° a memoria. Buono, ma alla lunga un po' stucchevole.Oggi ho aperto l'ultima annata, la 2009: un bellissimo color rosa corallo (ma può essere brutto il colore di un buon rosato?) e un naso sottotono se paragonato ai miei ricordi. Un bel floreale, meno intenso ma più profondo. Questa minore intensità al naso fa però il paio con una bocca decisamente più sapida e fresca di quel che mi aspettassi, portando i valori di gusto e beva su livelli pericolosi.
Un bicchiere goloso, originale, spensierato e dissetante (e non è poco).
Prezzo popolare, soddisfazione assicurata.

giovedì 5 agosto 2010

Oggi bevo: Chablis Mont de Milieu 2006 Premier Cru - Albert Pic

Premesso il fatto che io di chablis non capisco una mazza eccomi qui, ho voluto farmi un regalo e confrontarmi con LO CHARDONNAY. Perché se in patria costui è bistrattato e repulso da molti, causa l'imperante e inarrestabile avanzata dell'autoctono vitigno, in Francia lo coltivano felicemente(non solo perché autoctono) facendo probabilmente i vini migliori del mondo.
Questo vino lo produce l'azienda Albert Pic, che non conosco e ho scoperto essere una delle più antiche, con radici fin dal 1755, è solita matura tutti i suoi vini in acciaio evitando l'uso, peraltro tradizionale in zona, di barrique.
Ecco le mie impressioni.
Paglierino di media intensità, trasparente, brillante e pulito. Profumi di mela matura e agrumi, sensazioni più calde di frutta gialla, una bella mineralità gessosa, frutta secca e idee burrose in sottofondo. Tutto sotto il segno di un'ottima freschezza generale, da leggere in divenire.
Bocca dall'acidità citrina , dal corpo sottile e svelto ma mai magro, entra sottotono per allargarsi poi al centro bocca. Misurato ed elegante, l'impressione è di estrema giovinezza.
Mi è piaciuto molto ma, parere mio, è da aspettare.
Costa poco più di 30€, se è tanto o poco non lo so, da riprovare con qualche anno di bottiglia.

mercoledì 4 agosto 2010

Oggi bevo: Testarossa principio 2001 - La Versa

Gran bevuta.
La Versa è una cantina che difficilmente sbaglia, grossi numeri e qualità costante. Se i prodotti classici come il Testarossa e la Cuvee Storica sono buoni ed affidabili, beh, qui siamo su un'altro livello. La cantina punta alto e sfodera una bolla di gran classe: paglierino carico, brilla quasi di luce propria, perlage fine, sottile e costante. Un naso che incanta per intensità e varietà delle sensazioni, certamente giocato su note mature e calde ma di grande fascino.
Ha corpo importante ma dall'equilibrio perfetto, secco, morbido e senza una nota fuori posto.
Struttura e gusto gli permettono di reggere tranquillamente un pasto completo, non è il vino che apri a merenda ma è davvero molto buono.Splendida confezione che se fosse "più normale" probabilmente farebbe risparmiare qualche euro all'acquirente.Nel loro punto vendita a 30€. Sono tanti soldi, ma non li rimpiangerai.

giovedì 29 luglio 2010

Oggi (ri) bevo: Dom Cabanon - Cabanon

Finita la bottiglia.
Il giorno dopo il vino è ancora perfettamente integro, anzi, al naso è uscita una nota agrumata che ieri non avevo notato, fresca ed invitante. In bocca non ho notato sostanziali differenze a parte la carbonica meno presente, ma nemmeno troppo, la bottiglia era tappata bene.
Discorso a parte merita l'ultimo bicchiere: quello "col fondo".
Se facendo attenzione gli altri bicchieri risultano abbastanza puliti l'ultimo è necessariamente torbido, i lieviti e le fecce ne marcano palesemente l'aspetto e i caratteri, sia olfattivi che gustativi, mi ricorda molto l'Ortrugo Sur Lie di Massimiliano Croci, o una birra weiss (cit.).
Può piacere o meno, personalmente lo preferisco pulito, magari la prossima volta proverò a scaraffarlo come suggerisce la retro-etichetta, o magari proverò la sboccatura home made...

mercoledì 28 luglio 2010

Oggi bevo: Dom Cabanon - Cabanon

Giornata no. Ho la luna storta.
Stamattina sono uscito e ho preso l'occorrente per fare una parmigiana di melanzane eretica, ovvero grigliata. E che nessuno venga a dirmi che la parmigiana esige la melanzana fritta, lo anche io cazzo. Lo sa anche la mia ragazza, ma se ne frega.
Già che c'ero ho anche preso un paio di bottiglie di vino, a mo' di consolazione.
Di solito a pranzo in settimana non bevo, magari una birra, però oggi, l'ho già detto è una giornata iniziata male.
Per dargli una svolta ho stappato il Dom Cabanon che avevo in frigo.L'azienda, Cabanon appunto, di cui avevo ho un turbo-sauvignon qualche giorno fa, è biologica dalla prima ora e propone una gamma composta da 22 (!!!) etichette.Questo è il loro metodo classico. Anzi no: in realtà non è "proprio" un metodo classico. Perché?
Non è sboccato. E quindi, dopo almeno due anni di rifermentazione e riposo sui suoi lieviti viene messo in vendita così come'è, col fondo. Come il PURO di Movia per capirci, solo che questo è meno mediatico, qui nessuno ti dice di sboccarlo a casa, te lo bevi coi lieviti che son loro a far la differenza. Oppure lo scaraffi. Insomma ti arrangi un po' e trovi una soluzione che non è così difficile.L'uvaggio è composto da sauvignon, chardonnay e pinot in percentuali non specificate.
Passiamo al vino: stappato e versato nel calice ha spuma leggera e svelta, il colore invece è un invitante paglierino carico e piuttosto pulito (i lieviti...), il perlage è rarefatto, molto sottile e continuo, bello, elegante.
Naso che apre su note classiche di lieviti e frutta gialla, impronta leggermente ossidativa, la vena aromatica del sauvignon arricchisce un quadro ricco, originale e per nulla ruffiano.
In bocca noti subito una bella carbonica, sottile e ripulente, l'acidità e un residuo zuccherino pari a zero, secco e dritto senza essere un cavadenti. La polpa non manca, anzi.
Non ha la perfezione aurea dei grandi MC ma ha carattere e personalità da vendere.
Molto buono, può tranquillamente reggere un pasto intero. E costa poco.
Consigliatissimo.

P.S.: ho bevuto la mezza bottiglia "pulita", domani tiro il collo al resto e vediamo che succede quando il vino arriva alla fine.

lunedì 26 luglio 2010

Oggi bevo: Opera Prima Cabanon Blanc 2005 - Cabanon

Mentre spulciavo le bottiglie sullo scaffale ho chiesto al commesso li vicino: "2005, vado tranquillo?" E lui: "Certo, se poi c'è qualche problema torni qui e ti cambio la bottiglia.".
Mi son fidato e l'ho comprato: Cabanon Blanc Opera Prima, 2005 appunto, sauvignon in purezza dell'azienda Cabanon, in quel di Godiasco, Oltrepò Pavese.E chi se lo immaginava, una figata!
Già il colore che sta su tonalità dorate ma con chiari riflessi verdi, un naso ricco che alterna frutta come il melone e l'ananas a profonde note minerali, si sente che è sauvignon di razza, perfetta lettura dei terreni calcarei che lo generano.Anche il sorso non tradisce, con una bocca fitta e una sapidità debordante, ha polpa e struttura, uno scheletro acido perfettamente integrato che rende la bevuta equilibrata ed appagante.
E' piaciuto anche a mio papà, che di solito i bianchi me li snobba...
Pagato poco più di 10€, che spenderò di nuovo molto volentieri.

mercoledì 21 luglio 2010

Oggi vedo: Harry a Pezzi - Woody Allen, 1997

Visto e rivisto, non riesco a stancarmi.
Con Harry a Pezzi Woody Allen, che si conferma (se mai ce ne fosse bisogno) ancora una volta una delle penne più felici del cinema al mondo, ci presenta Harry Block, scrittore di origini ebree, rigorosamente ateo, depresso e in balia di whisky, pillole e puttane.
Che poi era esattamente quel che l'America pensava di lui.
Alla vigilia dell'onoreficenza che la sua vecchia università, dalla quale era stato cacciato per il tentativo di fare un clistere alla moglie del preside, Harry fa i conti col passato e il presente, le tre moglie e le varie amanti, gli amici, l'arte, la vita e la morte.
Su questo filo narrativo il film procede tra battute taglienti che non risparmiano nessuno, dal perbenismo bigotto della middle class alle assurde tradizioni ebree, con invenzioni filmiche e di regia ricche ed efficacissime. Politicamente scorretto ed esilarante, assolutamente geniale.
Imperdibile.

mercoledì 14 luglio 2010

Oggi bevo: Oltrepò Pavese DOC Barbera 2005 - Albani

I vini di Albani non li bevo spesso, non perché non mi piacciano, anzi, è che non si trovano facilmente.
Hanno però uno stile che li contraddistingue, possono piacere o meno, ma è comunque segno di carattere, ad esempio è consuetudine presentare i vini dopo lunghi affinamenti in bottiglia.
La barbera non fa difetto in merito, questa è della vendemmi 2005 e credo sia l'ultima in commercio. Il colore è compatto ma non impenetrabile, riflessi ai bordi ancora giovani che nulla concedono al tempo. Mossa nel bicchiere disegna archetti grassi e precisi, muovendosi comunque abbastanza agilmente. Al naso un po' spiazza, molto alcolico, con quest'amarena sotto spirito e la spezia dolce, non so se rendo l'idea, note di evoluzione che mi ricordano qualcosa, un'impressione, ma non riesco a sintetizzarla . Intensità e profondità non mancano.
Il sorso ha corpo non eccessivo, secco e ricco di dolcezze alcoliche bilanciate dalla giusta freschezza della barbera. Buona la lunghezza e coerenza con quanto sentito al naso.
Da provare, costa più o meno 10€.

Foto in arrivo.

Oggi bevo: Il Piriolo 2008 Colli Piacentini DOC Malvasia Passita - Lusenti

Splendida e lucente malvasia passita dell'azienda Lusenti, bevuta insieme ad un amico, Riccardo Torracca, col quale mi piacere condividere bottiglie preziose, autore delle righe che seguono.

"L'estate della bassa è entrata a pieno regime nelle nostre giornate. E, a volte, la risposta all'arsura è meno scontata di quel che si possa pensare...
La mia risposta oggi è la malvasia passita Il Piriolo 2008: la profondità di uno sguardo Felliniano e i toni di una taranta. Rotonda come un quadro di Botero... Pistacchio e bologna. Pregnante, dalle infinite sfumature. Caramello, prugna, albicocca e fichi passiti. Un Pedro Ximenez piacentino."
Riccardo Torracca.

Oggi bevo: Langhe Bianco doc Coste di Riavolo 2004 - San Fereolo

Ecco, io non me lo aspettavo. Almeno non così. Perché il vino l'avevo si assaggiato a Terroir Vino, ma è anche vero che prima ce n'erano stati molti di bicchieri.
Coste di Riavolo 2004, Langhe Bianco doc San Fereolo. Dogliani.
L'uvaggio, 70% gewurztraminer e 30% riesling, atipico in Italia, figurarsi in Piemonte. Agricoltura biodinamica, fermentazione spontanea in botti da 500 litri e affinamento nelle stesse sui lieviti per un anno, poi bottiglia senza nessuna filtrazione.Dicevo, non me lo aspettavo. Abituato ai traminer altoatesini urlati, dove alcol, zuccheri e glicerina ne fanno vini da degustazione e stop, qui siamo su altri lidi.
Il colore è giallo dorato, carico, luminoso, ricco e sfumato, al naso le dolci note aromatiche del traminer si fondono con la mineralità idrocarburica del riesling, in un quadro di grande eleganza e compostezza. Un vino che ha tanto da dire, lo fa con la grazia e il rigore tradizionalmente piemontesi (e penso ai grandi nebbioli).
La bocca è lontana dalle concentrazioni e dolcezze dei cugini altoatesini, pur avendo forza, struttura e sostanza non indifferenti, eleganza e verticalità, equilibrio, classe.
Per quel che conta il mio parere un gran vino, davvero.

domenica 11 luglio 2010

oggi bevo: Pigato Le Russeghine 2007 - Az. Ag. Bruna

Due anni di bottiglia hanno accentuato la mineralità donata dai terreni argillosi dove nasce questo pigato dell'azienda agricola Bruna. Profumi di frutta ed erbe aromatiche, salvia e resina. Buon corpo, agile e secco, di buona spalla acida, buona anche la corrispondenza gusto olfattiva. Di carattere e impronta mediterranei.Costa circa 10€ che, con questo caldo, sarai ben felice di aver speso.

venerdì 9 luglio 2010

Oggi non vorrei scrivere.

Leggo solo ora che un brutto incidente in moto ha portato via a Luciano Pira e Maura Alessandria, tenutari dell'azienda agricola Schiavenza a Serralunga d'Alba, il loro figlio Umberto di soli 21 anni.
Non conosco personalmente ne Luciano ne la sua compagna Maura, ma a loro vanno le mie sincere condoglianze, come uomo, come amante del vino e come motociclista.

giovedì 8 luglio 2010

Oggi bevo: California Chardonnay 2004 - Manzanita Canyon

L'altro giorno, facendo un po' di spesa in grande ipermercato mi sono fermato, manco a dirlo, al reparto vini.
Ultimamente sono preso bene con le offertone delle ultime bottiglie, tipo questa: chardonnay californiano a 2€ la bottiglia. 2€!
Ora, non è che mi interessasse particolarmente, chissà da quanto tempo era sullo scaffale. Incuriosito, più dal prezzo che da altro, prendo la bottiglia in mano e scopro che è importato nientepopodimenochè da Mr. Gaja, che, mi dicono, non è un pirla.
Deciso: faccio questo investimento e compro 2 bottiglie. Ne lascio li una, casomai qualcun'altro volesse provare l'ebrezza dello sciardonè californiano d'antan...L'ho stappato oggi a pranzo, mentre mangiavo comodamente svaccato sul divano un'insalatona con tutto quello che ho trovato in frigo.
Insomma, nulla di che. Il colore è giallo carico, ha i suoi annetti ma ancora una bella lucentezza, naso prevedibile di frutta tropicale, banana e vaniglia (barrique? Trucioli?), certo non fresco come il mattino ma nemmeno da buttare. Evoluto, direi. Anche la bocca, seppur priva di guizzi era ancora in piedi.
Probabilmente anche in vendemmie più recenti non deve essere un campione della sua categoria, ma giuro che pensavo peggio.
Magari l'altra bottiglia la faccio provare a qualcuno senza dirgli nulla e vediamo che succede.