mercoledì 17 giugno 2009

Oggi scrivo: Terroir vino

La mia giornata è iniziata alle 6.05 del mattino, quando la sveglia sul telefono ha trillato, e già faceva caldo... Dritto dal panettiere: brioche di rigore e dritto al lavoro.
Ecco, il racconto dovrebbe forse partire da qui: quando vero le 12 ho preso la macchina per andare a Pavia in stazione e ho girato come un cretino per mezz'ora prima di riuscire a trovare un parcheggio che non fosse a pagamento, alla fine l'ho beccato, ma è stata un'impresa. All'una sul treno che, con più di mezz'ora di ritardo (e quando mai!) mi ha portato a Genova. Caldo feroce, tanto che, arrivato a destinazione più che un calice di vino avrei voluto una doccia...
Ed eccomi qui: davanti a Palazzo Ducale, pronto per iniziare un viaggio tra i vini d'Italia che Tigulliovino.it ha selezionato tra i tanti recensiti durante l'anno: circa 130 produttori per oltre 500 etichette. Il primo plauso va a Filippo Ronco: il padre di Terroir vino, che ha messo in piedi il meeting meglio organizzato e riuscito che abbia mai visto: iniziando dalla Sala del Maggior Consiglio, assolutamente splendida ed affascinante, al servizio: camerieri che giravano con vassoi colmi di torte salate di vari gusti, pani e focacce a disposizione di tutti, secchielli del ghiaccio sempre in ordine e bottiglie d'acqua su ogni tavolo. Nemmeno una sbavatura, complimenti.
Ho conosciuto molta gente e assaggiato molti vini (anche troppi...), dall'aglianico delle Cantine del Notaio, vinificato in tutte le sue declinazioni, mi è piaciuto un sacco Il Rogito: un rosato di un certo peso, forse un filo impegnativo ma buonissimo.
A seguire i vini dell'Az. Agricola Campi di Fonterenza, che presentava in sequenza: Rosato di Fonterenza (sangiovese), Sangiovese, Rosso di Montalcino (annata 2007 ancora in affinamento), Brunello di Montalcino 2004 e Lupo di Fonterenza (Cabernet S.). Tutti ottimi, legati da una forte matrice territoriale, cabernet compreso, capitanati da un Brunello al primo anno di produzione con classe da vendere: scuro e austero, un sangiovese di razza. E poi c'è Francesca Padovani: persona squisita e carinissima.
Passeggiando incontro Giuseppe Ferri che con la moglie Lodovica conduce la cantina Lusenti, con lui le piacevoli chiacchierate non mancano mai, bisogna prima o poi che faccia un giro in cantina. Ho provato il loro Fiocco di Rose: pinot grigio vinificato con una leggera macerazione sulle bucce che ne caratterizza il colore, un bel ramato. Effervescenza delicata, beva molto piacevole. La malvasia Bianca Regina è una delle mie preferite: ferma, profumi tipici molto intensi, in bocca invece è secca e polputa. Solo mi incasino quando devo abbinarla al cibo, ma fa niente. Da segnalare i vini di Massimiliano Croci di Castell'Arquato, senza lieviti selezionati e tutti i frizzanti rifermentati in bottiglia, in particolare l'ice-wine Emozione di Ghiaccio: da brividi.
Altro produttore appassionato è Guido Zampaglione della Tenuta Grillo, viticoltore campano trapiantato in Monferrato che presentava tutta linea, vini tipici piemontesi, caratterizzati da lunghe macerazioni (anche i bianchi) e affinamento in legno grande. Giocati sul filo della riduzione, vini veri ed originali, ma il mio preferito è il Don Chisciotte: fiano macerato per 40 giorni e affinato in acciaio, da un vigneto a 800 metri d'altezza in Irpinia. Ancora: la bella sezione dedicata alla Liguria, dove c'era la possibilità di provare numerose espressioni dei vitigni più tipici, come il vermentino, il pigato e il rossese. Qui segnalo i favolosi pigato di Bruna: con due etichette la cui unica differenza è il vigneto, composto uno da terra bianca e l'altro da terreno rosso con notevoli quantità di argilla. Più fruttato il primo e più minerale il secondo. C'è poi la selezione U Baccan, ottenuta dalle piante più vecchie dei due vigneti, in degustazione c'era il 2007 e il 2004. Passaggio d'obbligo al banco del Monticello dove ho provato le nuove annate dei vermentino, il base si conferma ottimo: fresco, salato, buono buono; il Poggio Paterno è ancora marcato dal legno, già piacevole ora, riserverà belle sorprese.
Menzione particolare per Fausto De Andreis, produttore in quel di Albenga con l'azienda Le Rocche del Gatto: lui è la mano e la mente che han creato lo Spigau Crociata, splendido pigato di cui già avevo scritto qualche tempo fa. Proprio lo Spigau era presentato nelle annate dal 2007 al 1999!
Per non far torto a nessuno dovrei scrivere ancora molto: dei vini di La Stoppa (Dinavolo 2005 di Giulio Armani), Baraccone, Kobler, Poggio Argentiera, La Porta di Vetrine, Francesco Candido, Luciano Capellini, Mandino Cane e tanti altri, ma sono stanco e mi fermo qua...
L'ultima riga la dedico a Pino Ratto, produttore settantacinquenne (anno più anno meno) del miglior dolcetto d'Ovada che io conosca e personaggio dal carisma eccezionale. La dedico a lui perché non c'era, han detto che non è stato bene. Questi sono i miei auguri perché guarisca presto.

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