giovedì 16 aprile 2009

Oggi bevo: Cantillon Saint Lamvinus.

Ieri è stata una veramente una giornataccia, non stò a spiegarvi il motivo, ma tant' è.
Finite le mie 8 ore di lavoro, alle 15.30 ero a casa, passeggiata con Luisa (il mio cane). Tornato indietro, annoiato e un pò giù son finito in cucina ingannando il tempo facendo una torta salata con zucchine, cipolle, speck, pecorino fresco e zola. Insomma, ho svuotato il frigo dagli avanzi, e il risultato non è stato niente male.
Può succedere mentre prepari una torta salata alle 5 del pomeriggio che ti venga una fame non indifferente, sopratutto se il panino che fù il tuo pranzo alle 11.30 era già nello stomaco... Ragion per cui tra un'oliva e un pò di zola sono andato in camera e ho trovato la bottiglia in questione: una Cantillon Saint Lamvinus.


Per chi non lo sapesse la Saint Lamvinus non è un vino ma una birra, e che birra!
Qualche accenno sul produttore: si tratta di Cantillon, un birrificio belga (dove tra l'altro ha sede un bellissimo museo della birra) nato ai primi del 900 a conduzione familiare e assolutamente artigianale. Le birre sono inconfondibili, sono tutte di tipo lambic, gueuze, faro e kriek. Sono tutte birre a fermentazione spontanea (senza aggiunta di lieviti esterni: la fermentazione parte per la presenza in loco di lieviti presenti nell'aria), probabilmente il metodo più arcaico per fare la birra.
La St Lamvinus è fatta mettendo a macerare in una base Lambic di due o 3 anni di invecchiamento uva Merlot e Cabernet Franc proveniente dalla Francia, successivamente viene imbottiglia con un'aggiunta di liquore che farà partire un'ulteriore fermentazione in bottiglia.
Il risultato è spiazzante per chi è nuovo a questo tipo di birra, senza dubbio estremo e poco canonico, almeno qui in Italia. Una volta stappata (tappo in sughero monopezzo riportante l'anno di imbottigliamento!!!) e versata ne bicchiere si presenta rosa scuro tendente al bruno, leggermente torbida, con una spuma bianchissima quanto evanescente e un perlage finissimo ma vivace. Portando il calice al naso bisogna essere preparati: le note acide dovute alla fermentazione spontanea sono forti e caratteristiche, qui stemperate dall'uva macerata che le dona sfumature fruttate e vinose veramente affascinanti.

Anche in bocca l'acidità fa da padrone, ma non disturba, anzi stimola la salivazione ed invita al secondo sorso in men che non si dica, e il tenore alcolico di 5° non fa che aiutare. Secca ma senza eccessi lascia la bocca pulita, con un retrogusto fruttato che non si fa dimenticare in fretta.
Gran birra, dalla beva straordinaria e molto dissetante. Da provare.
Ultima nota il prezzo: 14€ sullo scaffale di A TUTTA BIRRA a Milano, non è poco ma li vale.
Prosit!

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